L’America di oggi in 10 punti. Com’è cambiato il paese dei sogni
America il paese dei sogni spaccato in due. Ecco com’è la nuova America oggi con la presidenza Trump.
“America First”, il mantra recitato dal neo presidente Americano Donald Trump, sembra ora tuonare come una minaccia. Dopo due mesi dall’insediamento nella Casa Bianca, questa America sembra fare paura alla stessa America. Un paese che si divide in maniera netta in due: I supporters di Trump e i suoi detrattori.
Anche chi lo ha votato comincia ad avere un certo ripensamento e una nostalgia per Barack Obama.
Cosa succede allora in America? Ve lo raccontiamo in dieci punti
Muslim Ban
Dopo il primo contestatissimo Muslim Ban di fine gennaio, anche il secondo non tarda a suscitare polemiche. Il bando di rilascio di nuovi visti per i cittadini che vengono da sei paesi
(Libia, Siria, Sudan Yemen Somalia e Iran) e la sospensione all’ammissione di nuovi rifugiati è stato bocciato anche nella sua seconda versione.
Lo stop viene dal giudice distrettuale delle Hawaii, Derrick K. Watson, che nella sentenza ha dichiarato che il bando rappresenta una forma di discriminazione religiosa nei confronti dei musulmani, violando così la Costituzione americana.
Legge di bilancio: tagli e spese
Una mossa da ultraconservatore che ha spiazzato anche i Repubblicani. Con il primo budget, una sorta di legge di bilancio , Donald Trump fa il suo esordio nella politica economica americana. Con tanto di polemiche.
Da un lato l’aumento del 10 per cento nella spesa militare, con un aumento nel budget anche per i veterani, lo zoccolo duro dell’America profonda e patriottica. Dall’altro tagli all’agenzia per l’ambiente alla cultura, informazione, ricerca medica, trasporti.
Sanità: annullare Obamacare
Una promessa mantenuta. Detto fatto, il presidente Trump,nel giorno del suo insediamento ha annunciato di voler annullare Obamacare, la riforma messa in atto dal suo predecessore. Secondo le stime, con il nuovo piano sanitario di Trump, si prevede che nel 2018 i cittadini non assicurati saranno 14 milioni. Il numero è destinato a salire a 24 milioni entro il 2026 se la Camera dei rappresentanti dovesse approvare il provvedimento proposto dal partito repubblicano.
Obama e la spy story
Anche il partito repubblicano ha dovuto prendere le distanze da accuse pesanti che Donald Trump ha rivolto all’ex presidente Obama.
Parliamo d spionaggio. Secondo Donald Trump, Obama ha ordinato agli 007 britannici di spiare Trump durante la campagne elettorale. Un’accusa che ha subito trovato una smentita da parte dei servizi segreti britannici.
Russiagate
Questa volta la conferma arriva direttamente dall’FBI. A parlare è il direttore James Comey, il quale ha confermato che esiste un’indagine dell’Fbi sui presunti legami tra la campagna di Trump e la Russia nel corso delle elezioni presidenziali 2016. In passato il tycoon ha dovuto cedere. Dopo giorni in cui ha negato fino all’evidenza ha ammesso che è stato Vladimir Putin a volere una campagna hacker per screditare Hillary Clinton e portare alla Casa Bianca Donald Trump. L’attacco hacker c’è stato e Mosca ha provato a colpire gli Stati Uniti ma “l’esito delle elezioni non è stato cambiato”, ha detto alla fine dell’incontro con il capo dell’intelligence Usa, James Clapper, e con il direttore della Cia, John Brenn –
L’Europa ora è lontana
Applaude la Brexit e giudica la Nato un’organizzazione obsoleta. Contesta la politica tedesca di accoglienza nei confronti degli immigrati e repute ingiusti I trattati commerciali nei confronti degli Stati Uniti. Invoca un protezionismo a difesa del mercato Americano.
Ancora tranchant il giudizio nei confronti della Germania: usa l’UE solo per raggiungere i suoi scopi.
Insomma Trump mette a rischio gli storici rapporti con il Vecchio Continente. Rischia di isolare l’america dall’Europa, pensando addirittura ad un visto per i cittadini europei in visita negli Stati Uniti.
La faraonica impresa del muro con il Messico
Dopo i musulmani, altro target sono i messicani . Il fatto re M, verrebbe voglia di dire.
Muro era l’altro mantra in campagna elettorale, che Trump vorrebbe costruire per limitare i flussi di ingresso dal Messico.
Aveva anche detto che lo avrebbero costruito i messicani con i loro soldi ma ora pare che i fondi verranno dal governo federale. Ma , assicura Trump, saranno rimborsati dai messicani.
L’opera sara’ faraonica: 40 mila persone impiegate nella costruzione e un costo stimato in 30 miliardi
Melanie, la prima first Lady silenziosa
Gli indici di gradimento non superano il 37% (contro il 55% di Hillary Clinton, Laura Bush e Michelle Obama quando i rispettivi mariti sono diventati presidenti), Melania Trump è la prima consorte di Commander in Chief a vivere fuori dalla Casa Bianca dal 1853. “Non sembra avere particolare fretta di trasferirsi a Washington”, hanno riferito fonti della rivisita Us Weekly. Al suo posto la figlia Ivanka,comincia a muovere i primi passi nel ruolo da first lady.
In compenso, pare che ci sia stata un’impennata del turismo Americano in Slovenia.
Sanders e la fiamma dell’opposizione
Ha accettato la sconfittà con dignità ma non si è fermato nella sua attività di opposizione. Bernie Sanders, il candidato democratico che ha perso le primarie contro Hillary Clinton fa sentire la sua voce tenere viva la fiamma del;opposizione. C’è chi lo rimpiange e c’è chi guarda al futuro pensando alla campagna del 2020 con lo slogan: Heal America 2020.
Stampa americana, amici e nemici
Li ha definiti i nemici del popolo americano, i fake news media ossia i mezzi di comunicazione che producono “false informazioni” riferiendosi in particolare al New York Times e la Nbc, la Cbs, la Abc e la Cnn, cioè i principali canali televisivi americani, Donald Trump non ama molto la stampa americana, cane da guardia della democrazia.
Al NY Times e alla stampa tradizionale e istituzionale, preferisce Breibart News in passato diretto da Stephen Bannon, oggi consigliere speciale del presidente, o The Gateway Pundit, un blog conservatore all’origine di numerosi pettegolezzi contro Hillary Clinton e che ha appena ricevuto l’accredito ufficiale dalla Casa Bianca.
1 Comment
“la stampa americana, cane da guardia della democrazia.”
Forse nel “paese dei sogni”, non certo nel mondo reale: la stampa USA al massimo può essere il cane da guardia delle multinazionali che la posseggono in toto. Multinazionali che hanno determinati interessi commerciali in svariati paesi, da cui le campagne (in palese conflitto di interessi) per convincere il pubblico che sia doveroso rovesciare il “sanguinario dittatore” di turno per “portare la democrazia” in questo o quel paese.