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Barbara Ferrari, “Senza l’aiuto dei familiari avrei già chiuso”. Intervista

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Barbara FerrariBarbara Ferrari, imprenditrice e  titolare di un negozio di scarpe artigianali di Modena racconta le difficoltà di fare impresa nell’Italia della crisi. Il suo punto di visto è quello di migliaia di commercianti e di Impresa Donna, organismo della Confesercenti.

Il Barbara Ferrari shoes è un negozio di scarpe di 190 metri quadri nel centro di Modena. Inaugurato nel 1996, è situato nella strada dello shopping della città emiliana, via del Taglio, a fianco ad eleganti boutique di marca e locali di tendenza.”Ho attraversato le varie fasi economiche che hanno segnato il paese, da una certa opulenza degli anni ’90 e 2000 a un panorama commerciale sempre più desertificato con i negozi che hanno cominciato a chiudere per la crisi del 2008”, dice la donna. Madre di un adolescente e figlia di commercianti, Barbara ha maturato il senso degli affari sin da piccola e ha deciso negli anni ’90 di mettersi in proprio e aprire un negozio tutto suo dove oltre a vendere calzature di marca ha creato una propria linea di scarpe. “Ma avevo alle spalle l’esperienza dei miei genitori”. Barbara Ferrari è anche nel direttivo di Impresa Donna, un organismo della Confesercenti declinato al femminile che a Modena conta centinaia di iscritti. Questa è la sua storia.

Come è nato il marchio “Barbara Ferrari shoes”?

All’inizio del 2000 insieme ai miei fornitori abbiamo deciso di applicare questo marchio alle mie creazioni. Era un modo per definire meglio la mia linea e il mio stile. Il leitmotiv dell’operazione è quella di portare la qualità al giusto prezzo in modo da conciliare le due istanze. Il prezzo medio dei nostri prodotti è di 150 euro. Si tratta di linee classiche e di scarpe rigorosamente made in Italy in pelle o in cuoio che riproducono la tradizione artigianale della manifattura italiana.

Come nasce un nuovo modello?
Linee e nuovi modelli nascono sempre dallo studio della realtà circostante e dalla collaborazione con i miei artigiani. La fabbricazione avviene poi nelle Marche, regione rinomata per la sua produzione di scarpe.

Quali sono state le tendenze di successo quest’anno nel mondo della calzatura e che cosa state studiando per la stagione invernale?
Nella stagione estiva appena chiusa le calzature per donne più popolari sono stati i sandali con il mezzo tacco. Quest’anno la novità assoluta era il mezzo tacco, anche le ragazze si sono affacciate su questo trend mentre la scelta degli uomini si è indirizzata verso il mocassino classico. Per l’invernale la tendenza principale è lo stivale fino sopra al ginocchio, il cuissard, e i vari stivaletti e i texani. I colori più richiesti, in inverno, sono il nero, il marrone, a volte il rosso.

Barbara Ferrari-negozio Modena

Vendi anche accessori?
No, tengo qualche borsa in negozio ma per fare vetrina non per vendita. Ho deciso di specializzarmi solo sulla calzatura. Adesso il mercato funziona così: o apri un negozio in cui vendi di tutto o scegli di specializzarti in un solo prodotto. Ma in quest’ultimo caso devi offrire ai consumatori tante varianti sullo stesso prodotto. Cosi ho scelto sin dall’apertura della mia attività.

E funziona nel tuo caso?

Per il momento funziona. Le persone quando entrano nel mio negozio provano piacere a provare con calma più modelli, varie opzioni e linee diverse: dalle più sobrie alle più trasgressive e alla moda. Dai decolleté ai sandali e agli stivaletti. Il mio lavoro richiede un costante aggiornamento con la realtà, devo misurarmi con le tendenze del momento, studiarle e prevederne gli sviluppi. E’ un lavoro creativo che non si acquisisce con l’esperienza, anche se questa serve sempre, ma che risponde a inclinazioni naturali. Una dote che o hai o non hai.

Quali sono le difficoltà principali di oggi nel tuo settore, come è cambiato il tuo lavoro con la crisi?

Innanzitutto è cambiato il rapporto con i fornitori molti dei quali sono in crisi di liquidità. La crisi ha tolto la possibilità nel mio lavoro di essere liberi, di comprare in quantità. ll ciclo di vendita è cambiato. Oggi si vende esattamente quello che si produce. E’ dura occuparsi di scarpe artigianali, sono costretta a comprare sei mesi prima tutto ciò che vendo sei mesi dopo. Ci vuole tanta programmazione e organizzazione e i rischi di perderci sono alti, è un terno al lotto e tocca essere un po’ visionari: sapere cosa andrà nelle stagioni future nelle forme e nei colori. Oltre alla qualità dei modelli commissionati ai fornitori si tratta di scommettere sempre sulla quantità: se un modello di scarpe è popolare è facile trovarsi senza molto in fretta. Al contrario se c’è esubero su un modello significa che ho fatto male i calcoli e ci perdo. E’ un sottile equilibrio che c’è sempre stato ma che la crisi ha reso ancora più precario.

E per quanto riguarda le abitudini del consumatore?

Questa crisi ha cambiato per sempre l’approccio e la cultura degli acquisti al dettaglio e di beni non di prima necessità. Sono cambiate le abitudini dei singoli. Prima, quando ho aperto, si comprava molto di impulso. La mentalità del consumatore è cambiata completamente, ora gli acquisti sono molto più meditati e ponderati, le tasche sono vuote. Ho potuto osservare anche una forbice di consumatori sempre più diseguale: accanto a un cliente che si può permettere di comprare 3-4 paia di scarpe c’è un popolo di consumatori “affamati” che non si può permettere di comprare alcunché. I momenti di una volta non torneranno più.

Quanti altri negozi vendono calzature artigianali fabbricate in Italia con il tuo livello di professionalità a Modena?

Siamo molto in pochi qui in città, tre in tutto. Questa crisi sta uccidendo la creatività delle piccole attività per quanto specializzate e di qualità. La maggior parte delle persone compra in un altro modo perché è più facile e meno rischioso ma questo poi si ripercuote in un’uniformità di cui mi sono sempre voluta tenere alla larga. E’ molto triste vedere vetrine tutte uguali invase dagli stessi prodotti.

Per quanto riguarda la sicurezza hai mai avuto problemi?

Solo ieri mi hanno rubato un paio di scarpe da 170 euro. Lo metto in preventivo da anni perché ogni stagione un certo quantitativo di merce sparisce. E questo nonostante l’allarme al negozio, i vetri blindati e il collegamento con la videosorveglianza e i carabinieri. Si cerca di minimizzare i danni dei furti senza mai annullarli completamente. Sono quasi sempre da sola in negozio e devo gestire anche quella parte. Quando ci sono molti clienti, talvolta succede che i ladri si dissimulino fra di essi e, cogliendo l’attimo giusto, rubino dei prodotti. E’ praticamente inevitabile subire, ad ogni stagione, almeno quattro o cinque furti.

Quanti dipendenti lavorano nel tuo negozio?

Ho una dipendente da dodici anni e poi ci sono i miei genitori. Adesso che hanno chiuso la loro attività lavorano con me. Sono una delle colonne portanti del corretto funzionamento del negozio, senza il loro aiuto non avrei saputo come continuare, mi hanno supportato economicamente nei primi tempi della crisi evitandomi di prendere dolorose decisioni come quella di chiudere l’esercizio. In ultima analisi la mia è un’attività a conduzione familiare.

Che studi hai fatto, che cosa sognavi di fare quando eri ragazza?

Sono nata a Modena, ho studiato alle magistrali in città e da piccola volevo fare l’insegnante. Ma sono cresciuta nelle vendite da sempre, i miei avevano un esercizio commerciale anche loro si occupavano di scarpe. In famiglia siamo alla seconda generazione ad occuparci di questo settore e nel tempo ci siamo

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