Figli piccoli e lavoro: come distribuisco il mio tempo
Figli piccoli e donne che lavorano. Come si può conciliare il tempo per la famiglia e il tempo per la carriera quando si diventa mamme-lavoratrici? La nostra esperienza.

Quando, incinta di 8 mesi, ho avvertito i miei clienti che avrei sfruttato il regolare periodo di maternità (cinque mesi) e sarei stata sostituita da una collega l’ho fatto dando per scontato di poter tornare all’opera, anche se non proprio a tempo pieno, allo scadere del periodo concordato. “Lavorerò quando il bambino dorme”, mi dicevo, “e poi starà nella mia stessa stanza mentre io sarò davanti al computer e fra un pasto e l’altro gorgheggerà felice agitando un sonaglio”.
Se siete madri, avete già incominciato a ridere: le cose si sono rivelate un po’ più complicate di come avevo immaginato. Non solo il tempo libero a disposizione era molto inferiore a quello che avevo ipotizzato: erano cambiate le priorità, e quello che io desideravo ardentemente fare nelle ore diurne si concretizzava in due sole cose: 1) stare appiccicata al mio bambino e 2) dormire. Non mi sentivo in grado di concentrarmi sul lavoro come avrei dovuto.
Il tipo di attività che svolgo (sono giornalista e redattrice editoriale freelance e ho fondato un mio studio) mi ha dato a quel punto la possibilità di fare delle scelte che non rimpiango, economicamente certo non vantaggiose, ma molto soddisfacenti sul piano personale e, tutto sommato, funzionali anche su quello lavorativo: per i primi due anni di vita di mio figlio mi sono mantenuta ai margini della mia carriera, limitandomi a gestire il lavoro di altre persone che si occupavano al posto mio dei progetti da me avviati, portandoli a termine con la lucidità necessaria.
Quando la creatura ha raggiunto l’età dell’asilo e io ho superato lo stadio della “mamma-cozza”, ho ripreso le redini della mia posizione professionale. Ho ripreso a formarmi, a creare progetti nuovi, ad agire in prima persona. Per farlo, ho riprogrammato completamente la mia gestione del tempo lavorativo in modo da conciliare felicemente la vita familiare.
Gestire meglio il tempo
A seconda del posto di lavoro e del tipo di incarico la flessibilità degli orari è molto varia e non sempre si può adattarla alle proprie esigenze. Organizzare meglio il proprio tempo per non trovarsi strangolate dalle scadenze e dallo stress, però, è in ogni caso una lezione che può essere appresa proprio dai “superpoteri” che si acquisiscono con la maternità.
Così come “sapete” che vostro figlio sta per lanciare un giocattolo nel wc anche senza vederlo, imparerete a capire che il capo ha in mente una trappola che potrebbe impedirvi di arrivare in orario al saggio di judo. Giocate d’anticipo. Non accumulate, non tirate in lungo.
Io un tempo mi staccavo spesso dalla scrivania ben oltre il tramonto, qualche volta più vicina all’alba; lavoravo anche nel weekend, se ritenevo che un progetto lo meritasse.
Tabelle di marcia e imprevisti
Ho imparato a darmi delle tabelle di marcia meno dispersive, che concentrassero al mattino e nel primissimo pomeriggio – quando sono sola – le attività che richiedono più concentrazione, attenzione, trasferte, telefonate, silenzio. Se nel resto della giornata ho la possibilità o la necessità di ricavare altro spazio per il lavoro, cerco di destinarvi i compiti meno complicati chiedendo alla prole di avere pazienza per un po’, che mamma deve lavorare, somministrando una merenda che susciti un consumo lento e meditativo (come i pinoli o i cereali a forma di animaletto) o qualche volta – confesso – accendendo nel secondo monitor del mio Mac cartoni animati pre-supervisionati a base di supereroi, pompieri, supereroi-pompieri, della durata di 15 minuti.
La cosa più difficile dal mio punto di vista è gestire delle commesse contemporaneamente corpose e urgenti: l’imprevisto (ossia il piccolo con la varicella, l’influenza, l’influenza intestinale, il mal d’orecchi, ecc.) è sempre in agguato, e per quanto io tenga al mio lavoro certamente metto il benessere del mio bambino davanti a tutto. È proprio in questi casi che funziona la rete femminile. Non lavoro da sola: ho colleghe (e colleghi) fidati, che hanno anche loro dei figli e anche loro si trovano ogni tanto in difficoltà nella gestione della famiglia. Ebbene, dal momento che collaboriamo da molti anni e conosciamo bene i lavori gli uni degli altri ci sosteniamo efficacemente in queste situazioni, ci suddividiamo i carichi in accordo con i clienti e finora posso dire con onestà che non abbiamo mai consegnato un lavoro in ritardo o fatto di corsa. Basta non entrare nel panico.
Non sovrapporre
Non si tratta solo di imparare a non trascinarsi il lavoro fuori orario: la cosa che trovo fondamentale è la capacità – che io ho dovuto apprendere poco per volta – di non sentirsi sempre con un piede in due scarpe, pensando al lavoro mentre si spinge l’altalena e ai figli mentre si scrive un articolo. Mio figlio, per tutto il tempo in cui sono con lui, merita la mia attenzione completa e a me piace essere coinvolta nelle cose che lo appassionano; allo stesso modo, quando lavoro cerco di pensare soltanto a lavorare.
Non sempre si riesce a mantenere questo equilibrio restando al di sotto della soglia dello stress. È molto difficile, a volte, dimostrare a un cliente che si trova in ufficio che tu sei una professionista seria anche se ti ha telefonato nel momento del bagnetto e sente in sottofondo un bambino che ride. È molto difficile, a volte, spiegare a un bambino arrabbiato che non puoi proprio giocare con lui in quel momento, perché devi scrivere una mail molto urgente. Ma non è forse questa capacità di mantenersi attive e risolutive su più fronti che ci rende delle lavoratrici affidabili, competenti ed empatiche?
Il tempo del papà
Per fortuna la famiglia di oggi in genere funziona sulla base della condivisione. La mamma è sempre la mamma, certo, ma i genitori sono generalmente due: se il padre riesce a conciliare la vita professionale e il tempo libero meglio di noi, potrà darci una grossa mano a gestire il meccanismo senza che ci sentiamo “cattive madri” perché lasciamo il piccolo alla babysitter, ammesso di potercela permettere.
E il tempo per sé?
L’impiego di mamma ha turni di 24 ore 365 giorni l’anno. Qualunque sia il proprio orario di lavoro, finirà per coprire buona parte del tempo in cui i bambini sono affidati alle cure di qualcun altro. Ma un’ora almeno – se non su sette, almeno su un giorno la settimana– tutta per sé è vitale per la resistenza psicofisica.
Credo sia giusto impegnarci per concederci un corso in palestra, un po’ di shopping, un tè con le amiche, un concerto, qualunque cosa ci faccia sentire rilassate, felici, vive, insomma: persone. Per poi tornare a casa in punta di piedi con le scarpe tacco 12 in mano, certe che non avremmo resistito un minuto di più senza vedere i nostri bambini.
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