Imprese al femminile in Italia: “La Sicilia recupera il gap più velocemente che altrove”. Intervista a Marilena Barbera
Sud arretrato e maschilista? Forse, ma intanto le aziende al femminile siciliane superano la media nazionale. E ci sono tanti esempi di eccellenze guidate da donne come la vignaiola e imprenditrice Marilena Barbera. Abbiamo parlato di lei di impresa, di Sicilia, di Italia e ovviamente… di vino.
Da bambina sognava la carriera diplomatica, ma dopo la laurea in diritto internazionale a Firenze ed un Master tributario a Verona il richiamo della sua Sicilia è stato più forte. Marilena Barbera, vignaiola e imprenditrice, gestisce l’azienda di famiglia insieme alla madre. Produce vini biologici a Menfi, in quel pezzo di terra siciliana che guarda all’Africa. Ha iniziato ad occuparsi prima della vendita, poi del marketing e oggi segue anche la produzione.
Ambasciatrice della sua Sicilia quando va in giro per il mondo, ci racconta della sua passione e di cosa significa fare impresa in Sicilia, in Italia, nel mondo. E di come il mondo del lavoro non dia ancora pari diritti a uomini e donne, nonostante in Sicilia siano “quasi il 24% del totale, contro una media italiana del 21,6%”.
Ti definisci una vignaiola ma sei anche una giovane imprenditrice nel mondo del vino. In che ruolo ti senti a tuo agio?
Il vignaiolo è colui che coltiva le proprie vigne, raccoglie le proprie uve e le trasforma in vino, occupandosi in prima persona anche delle altre attività della propria azienda agricola che comprendono la comunicazione, la vendita, l’impostazione della strategia d’impresa.
Dimentichiamoci l’immagine stereotipata del contadino impacciato e ignorante di molti anni fa, il vignaiolo di oggi fa un mestiere bellissimo e dinamico, vive con orgoglio il proprio essere agricoltore ed è portatore di valori importanti come quelli della difesa dell’ambiente, della tutela del paesaggio, della produzione di cibo sano, viaggiando con disinvoltura da un capo all’altro del mondo, promuovendo i propri vini e, di riflesso, tutta l’Italia.
La Sicilia ha molte donne protagoniste nel mondo del vino. Un successo che pero’ non si replica in altri settori con gli stessi risultati. Perché secondo te?
Secondo Unioncamere, le imprese femminili in Sicilia sono quasi il 24% del totale, contro una media italiana del 21,6%. Regioni molto sviluppate come quelle del Triveneto, ad esempio, hanno percentuali molto più basse che vanno dal 17 al 19%. Tuttavia, anche se la Sicilia ha più di 100mila aziende gestite da donne o a maggioranza femminile, questo 24% non è un dato minimamente sufficiente per potersi parlare del raggiungimento di pari opportunità per le donne nell’accesso a ruoli dirigenziali nell’impresa, e su questo c’è ancora molto lavoro da fare.
Il mondo del vino ha goduto, forse, di una maggiore capacità di comunicazione delle aziende che ne fanno parte, e tra queste ci sono certamente quelle gestite da donne professionalmente molto brave ed intraprendenti che hanno saputo conquistarsi un’ottima e meritata visibilità. Credo che il settore vinicolo sia solo un esempio di quanto possano dare le donne all’economia siciliana, un esempio per tutte quelle ragazze che abbiano voglia di mettersi in gioco con intelligenza, preparazione, energia e creatività, tutte doti necessarie per avere successo.
Pensi sia facile per una giovane o un giovane avviarsi all’impresa vitivinicola con una cantina senza avere alle spalle un patrimonio (in termini di terreni) lasciato in eredita’ dalla famiglia?
Se si considera l’attuale prezzo di mercato dei terreni in Sicilia e lo si compara con quello di altre aree viticole italiane si, credo proprio che sia più conveniente investire in Sicilia che altrove, come dimostra d’altronde il grande interesse verso la viticoltura siciliana da parte di tante aziende non siciliane che hanno investito qui negli ultimi 10 anni.
Il vero problema non sta, a mio avviso, nell’acquisizione di vigneti, ma in altre difficoltà strutturali che rendono difficile il fare impresa in Sicilia, soprattutto per i giovani: l’accesso e le condizioni del credito bancario, ad esempio, l’estrema burocratizzazione e la lentezza nell’ottenimento di concessioni ed autorizzazioni, le carenze infrastrutturali, uno spaventoso digital divide, un bassissimo livello nella conoscenza di lingue straniere, soprattutto nelle aree agricole. Tutte cose fondamentali per chi fa impresa, e non solo nel mondo del vino.
Quali le difficolta’, se per te ci sono, nel fare impresa in Sicilia per una donna?
Personalmente non credo che la difficoltà di fare impresa in Sicilia sia legata a questioni di genere. Al contrario, credo che qui le donne stiano recuperando molto più velocemente che altrove il gap legato ad una mentalità tradizionalista e discriminatoria che è tutta italiana, e i dati di Unioncamere sull’impresa femminile lo dimostrano.
Le province di Trapani e Siracusa, tanto per fare un esempio, con oltre il 25% di imprese rosa sono le province rispettivamente al 14° e 15° posto in Italia per grado di femminilizzazione (ossia il grado di partecipazione delle donne alle compagini societarie ed ai Consigli di Amministrazione delle imprese), la provincia di Milano con il 16% si trova al 105° ed ultimo posto.
Hai lasciato la tua carriera di prima per dedicarti al vino. Come hai vissuto questo ritorno in Sicilia?
Per 15 anni ho vissuto fuori della Sicilia: ho prima studiato e poi lavorato a Firenze, in Veneto e in Friuli. Ho una formazione internazionale ed economico-giuridica, che ho applicato lavorando nel settore della consulenza fiscale e aziendale, anche creando il mio studio professionale di Dottore Commercialista. Sono tornata in Sicilia perché ero consapevole delle enormi possibilità che questa terra meravigliosa può offrire, e ho deciso di rimanerci grazie al vino, che ogni giorno mi regala grandi soddisfazioni, soprattutto sui mercati esteri.
Le soddisfazioni più belle legate al tuo lavoro
Sono tantissime, a cominciare dall’emozione di prendere parte al miracolo della fermentazione dell’uva e della sua lenta e naturale trasformazione in vino: dal punto di vista emotivo, il periodo più bello dell’anno per me è la vendemmia, durante la quale sento le energie moltiplicarsi, la mente diventare più lucida, tutti i sensi affinarsi.
Un’energia che porto con me durante i moltissimi giorni di lavoro all’estero: il vino ti consente di viaggiare, di incontrare persone e culture diverse, permettendoti di fare una vita molto intensa e stimolante. Sapere che in questo preciso momento potrebbe esserci una persona, da qualche parte nel mondo – a New York come a San Francisco, in Germania come in Giappone – che sta bevendo il mio vino e, quindi, sta onorando la terra di Sicilia, è una soddisfazione straordinaria.
Cosa occorre per fare un buon vino?
Innanzitutto occorre il massimo rispetto per la terra e una profonda conoscenza dei vitigni con cui lavori, occorrono molta preparazione e una grande sensibilità per consentire agli elementi naturali di esprimersi armonicamente e senza forzature, in un processo in cui l’uomo (la donna in questo caso) è parte attiva, ma non invadente.
Poi, occorrono tanta pazienza, flessibilità, creatività e spirito di sacrificio, la capacità di imparare dai propri errori e l’umiltà di chiedere consiglio a chi ha più esperienza di te senza lasciarti scoraggiare da un giudizio negativo o da un insuccesso. Sempre tenendo a mente che la migliore vendemmia, quella in cui farai il tuo grande vino, comincerà il prossimo Agosto.
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