Isis: le conseguenze economiche dopo gli attacchi terroristici
Dopo le stragi di Parigi e alla vigilia del Giubileo romano vediamo quali sono le conseguenze sull’economia della capitale francese, e quali le misure antiterrorismo prese dall’Italia

Gli attacchi terroristici infliggono sempre grandi sofferenze e causano spesso danni materiali di grande portata. In generale, oltre alle perdite in termini di vite umane e all’eventuale distruzione delle infrastrutture, gli attacchi terroristici hanno un impatto sull’economia. Allontanano i capitali stranieri, provocano un clima di incertezza e generano distorsioni nell’allocazione delle risorse interne e dei costi indiretti legati alle misure di sicurezza eccezionali.
L’impatto del terrorismo nell’economia non è un tema di studio sconosciuto. Uno degli obiettivi ricorrenti del terrorismo è il settore turistico. Gli attacchi contro siti turistici sono infatti relativamente facili da organizzare e hanno un sicuro impatto mediatico internazionale.
Quali conseguenze per il turismo dopo gli attacchi terroristici
Il jihadismo ha colpito due volte la Tunisia nel 2015 mettendo in ginocchio l’industria turistica del paese che rappresenta il 7% del Pil. Prima a marzo con l’attentato al museo del Bardo della capitale che ha causato la morte di 24 persone, poi a fine giugno con la strage nella spiaggia di Sousse in cui rimasero uccisi 39 bagnanti. In entrambi i casi erano i turisti a essere nel mirino dei jihadisti. Secondo le autorità tunisine il calo delle entrate del settore turistico rischia di sfiorare il 10% per l’anno 2015.
Anche la Francia e Parigi in particolare ha subito due grandi attentati di matrice islamista nel 2015. Nell’assalto al giornale satirico Charlie Hebdo di gennaio, e nelle giornate di follia che seguono l’attacco rimangono uccise 20 persone. Dieci mesi dopo, venerdì 13 di novembre, almeno tre commando entrano in azione e colpiscono simultaneamente diversi luoghi di aggregazione nella capitale francese causando la morte di oltre 130 persone.
Turismo a Parigi scese le prenotazioni
Parigi è una delle prime destinazioni turistiche a livello mondiale. Al terribile costo umano degli attentati si aggiunge già un primo bilancio economico preoccupante. A due settimane dagli attacchi i primi effetti sono infatti tangibili. Secondo la Direzione Generale del Tesoro, uno dei dipartimenti del Ministero dell’Economia della Repubblica francese, il costo degli attacchi è stimato allo 0,1% del Pil, ossia poco più di due miliardi di Euro. In un’epoca come la nostra in cui ogni decimo di punto di crescita nazionale è sudato, la previsione spaventa.
Le vendite per assistere a eventi di massa sono diminuite del 80% e le prenotazioni di voli per Parigi è crollata del 27% nella settimana dopo gli attacchi. Il calo è riscontrabile anche nelle prenotazioni per alberghi e ristoranti. Secondo un sondaggio condotto dalla Confindustria francese (Medef), dopo gli attacchi, un terzo delle piccole e medie imprese hanno registrato una diminuzione di utili, il 44% degli imprenditori del settore si dice, poi, preoccupata per le conseguenze economiche a lungo termine del terrore islamista.
Secondo gli esperti previsioni credibili a lungo termine sulle economie francesi, europee e italiane sarebbero difficili da valutare. E’ un allarme che esiste ma che non è precisamente quantificabile. Innanzitutto perché non ci sono metodi di calcolo economomici così efficaci in grado di quantificare precisamente il costo di tali attacchi.
Poi perché, guardando indietro a precedenti storici recenti, neanche l’11 settembre (2001) ha fatto vacillare l’economia americana.
Le conseguenze economiche del terrorismo
“Non esiste un metodo affidabile per calcolare il costo degli attacchi terroristici. Si tratta di estrapolazioni di dati da parte di alcuni settori” afferma Xavier Timbeau, Senior Director di OFCE (Ndr: “Observatoire d’Etudes sur les Conjonctures Economiques”) . Le scienze economiche attuali non sono in grado di dare una misura precisa, non sappiamo se e quali saranno gli effetti a lungo termine”.
Secondo gli economisti l’impatto del terrorismo sull’Europa sarebbe marginale. Gli studi sui grandi attentati di New York 2001, Madrid 2004 e Londra 2005 lo dimostrerebbero. Dopo un primo momento di incertezza economica la tendenza nazionale non ha subito grandi flessioni: all’epoca la crisi economica non era ancora scoppiata e gli andamenti nazionali erano in positivo nonostante i gravi attacchi terrostici.
Anche dopo gli attentati di Parigi di gennaio 2015 l’economia di Francia ha tenuto. A meno di subire altri attacchi mortali e simultanei capaci di gettare nella psicosi l’intero continente, la vita economica andrà avanti. Dal punto di vista macroeconomico, infatti, non ci sarebbero cambiamenti significativi.
Il prezzo da pagare, oltre il lutto, sarebbe piuttosto da rinvenire nelle future spese militari e in quelle legate alla sicurezza di tutti i giorni, oggi difficilmente quantificabili.
La situazione in Italia e le misure di sicurezza per il Giubileo
Fra allarmi alla bomba quotidiani e la prossimità delle celebrazioni del Giubileo, l’Italia e Roma si preoccupano. Le ripetute minacce da parte dell’Isis giunte in Europa grazie alla potente macchina di propaganda jihadista risuonano ancora fresche. Le ultime, subito dopo l’eccidio francese ma anche qualche mese fa quando l’Isis sgozzava decine di coopti sulle coste libiche ricordando che in linea d’aria “siamo a poche centinaia di chilometri da Roma, capitale dei cristiani”, come diceva un loro portavoce.
Il governo italiano sembra fare sul serio. Il 23 novembre è scattato il piano sicurezza per il Giubileo. Un’azione di controllo del territorio che vedrà la capitale pattugliata da circa 2000 agenti. A Roma i punti sensibili sarebbero un migliaio: da piazza di Spagna a San Pietro. Obiettivi per lo più simbolici e non militari poiché l’Italia, dal dopoguerra in poi, conduce una politica estera con i paesi islamici improntata alla cautela e alle consultazioni diplomatiche piuttosto che ai rapporti muscolari o alle bombe. E questo i jihadisti lo sanno.
Il 24 novembre l’Italia ha deciso di prendere alcune disposizioni straordinarie in materia di lotta al terrorismo. Matteo Renzi, in conferenza stampa, ha annunciato che il governo italiano intende stanziare un miliardo di euro per la sicurezza informatica, per la difesa e per la ristrutturazione delle forze di polizia. La metà di questi soldi andrà alla cultura e all’urbanistica. Il governo ha infatti promesso di rispondere alla minaccia estremista aumentando il bilancio destinato all’inclusione sociale traducendo così in politica quella corrente intellettuale che associa il radicalismo alle condizioni materiali delle periferie sotto-proletarie e multietniche d’Europa. “Per ogni euro investito nella sicurezza aggiuntiva, sarà speso un euro per la cultura”, ha detto.
In questo piano non mancano le iniziative elettorali come l’assegnazione di 500 euro “da spendere in cultura” per i neomaggiorenni. Tuttavia la visione globale del governo, che tiene in conto il lato sociologico e culturale della radicalizzazione, potrebbe essere un primo passo per inventare in Italia un modello originale di integrazione e evitare di imitare quelli (falliti) di Francia e di Gran Bretagna. Con queste disposizioni il governo Renzi sembra aprirsi alle tendenze più culturaliste e meno guerrafondaie leggendo il sentimento di un’opinione pubblica nazionale comunque contraria alla guerra.
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