L’impresa individuale di Chiara, stilista, sarta, artigiana e creativa. Intervista
“Lavoro in un’ottica ecofashion” racconta Chiara titolare e ideatrice di una singolare boutique dove realizza pezzi unici. La sua storia e le ambizioni di una giovane imprenditrice che sogna di espandersi in tutta Italia.
Il quartiere di via Carteria a Modena è una zona del centro che rappresenta un tentativo di riqualificazione riuscito a metà: fra gallerie post-moderne dal vago retrogusto berlinese e laboratori creativi vintage, molti palazzi storici cadono a pezzi. E’ in quest’angolo, fra vicoli dal fascino decadente che Chiara Nori ha impiantato nel settembre del 2013 il suo atelier di moda e manifattura creativa. La boutique Cartic è un’impresa individuale messa su da questa giovane creativa di 35 anni con l’ambizione di reinventarsi con la moda.
E’ una stilista che cura l’intero processo creativo e produttivo, dall’ideazione all’esecuzione del prodotto. E’ quindi anche un’artigiana e una donna di fatica: taglia, cuce, rifinisce, rammenda, perfeziona, modifica indumenti ed inventa accessori e creazioni individuali, tutto rigorosamente fatto a mano. Chiara Nori, laureata al Dams di Bologna in cinema e con un master in pubblicità allo Ied di Milano in tasca, confessa: ”Non ho fatto nessuna scuola se non una piccola formazione a bottega di 2 anni. Ho imparato sul campo, nella pratica, senza libri e teorie. Ho rubato un po’ d’arte e mestiere ad alcune sarte di lunga esperienza che mi hanno affiancato nella mia formazione”.
Vestiti, accessori, mobilio e arredamento, design: come definiresti la tua attività e come è nata l’idea di farne un mestiere?
Questo negozio è come il mio armadio, e le clienti è come se fossero le mie amiche che vengono a casa e si mettono a frugare fra i miei vestiti: voglio ricreare questo clima informale che risulta essere la formula vincente per piccole realtà economiche come la mia. Quello che faccio, in fondo, è molto pratico.
Innanzitutto è la realizzazione di un sogno cullato sin dai 18 anni di età, quello di creare nel senso più largo del termine, a tutto tondo. Mi piace giocare con i colori e i materiali, è il mio parco giochi, il mio atelier, il mio mondo creativo che ha trovato una sua forma concreta e materiale. Si creano abiti, anche su misura se richiesti, si studiano diverse soluzioni perché le creazioni partono sempre dalle esigenze personali delle clienti con le quali instauro una relazione tale da consentirmi di creare qualcosa di speciale e unico. Poi entra in gioco il mio piccolo mondo creativo, il mio laboratorio, dove invento dal nulla piccole collezioni di moda a cadenza settimanale.
Che cosa caratterizza la tua boutique, in cosa è diversa dagli altri negozi o catene di abbigliamento?
Questa bottega è uno spazio unico semplicemente perché i pezzi in vendita sono unici. Creo abiti non in serie, inoltre c’è un reale km 0 nel senso che compro tessuti e materiali in zona, li lavoro in zona, tutto si muove nel raggio di 20 km. Il concetto di realizzare pezzi unici deriva dalla constatazione che tutte le persone sono diverse, ognuno ha la sua personalità: un mio abito o creazione aspetta che il suo potenziale proprietario si innamori di esso, quando comprano un pezzo le persone sanno di possedere qualcosa di unico che hanno solo loro. Si parte quindi sempre dall’assunto che essendo le persone tutte diverse e uniche le possibilità creative, le combinazioni sono infinite. La serialità appiattisce la personalità, io cerco di dare un tocco inconfondibile che manca all’individuo che rivendica il suo non essere ordinario.
Le donne si ricordano così di ogni indumento o accessorio comprato da Cartic: sfido le clienti abituali di Zara o di H&M a ricordarsi tutti i vestiti comprati nei loro negozi. Per me non esiste competizione nel mondo della creatività perché il mio modo di fare le cose sarà sempre e comunque diverso da quello degli altri e non esiste uno standard di bellezza assoluto.
In città siamo in 4 o 5 ad avere attività simili, ma facciamo cose completamente diverse perché la creatività parte dalla testa delle persone: qui io vendo me stessa fondamentalmente, le mie idee, se tu aprissi una boutique la elaboreresti in maniera diversa.C’è sempre mercato in fondo, e soddisfare le persone significa per me andare incontro alle esigenze individuali diversamente dalle grandi catene in cui non hai scelta se non i modelli predeterminati e fabbricati in serie.
C’e’ quindi un presupposto ideologico alla base delle tue creazioni. Che tipo di clienti entrano nella tua bottega?
In questo atelier non si fa re-fashion in senso stretto. Lavoro invece in un’ottica ecofashion quindi recupero tutti i tessuti e i pezzi di stoffa che avanzano dalle creazioni originali per creare abiti patchwork, per esempio. L’idea è quella di non buttare niente e ricreare con gli scarti. In questo senso ci sono clienti che mi portano abiti per trarne stoffe. La cliente tipo ha un’età compresa fra i 25 e i 45 anni. Si tratta di solito di donne molto attente al cibo o sensibili a tematiche sociali o ambientali. Persone con un’idea alternativa del vivere, alla ricerca di uno stile di vita meno frenetico e più umano. Ma anche donne eccentriche che desiderano assecondare la propria originalità cercando proprio pezzi unici e personalizzanti.
L’attività funziona a livello economico? Qual è il costo medio di un abito?
Faccio due lavori, la boutique è aperta tutti i pomeriggi. All’inizio è stata dura, si trattava di farsi conoscere e fidelizzare i primi clienti. Oggi anche grazie all’ausilio dei social network e al passaparola, Cartic ha cominciato a farsi un nome in città. Lavoro molto con whatsapp che mi consente di mostrare in tempo reale le stoffe o le creazioni finite alle mie clienti, la tecnologia accorcia i tempi e le distanze.
Non posso ancora dire di avere realizzato il mio sogno ma sono sulla buona strada, le clienti si affezionano, tornano di continuo e scoprono sempre qualche novità da adattare ai loro gusti. Qui abbiamo prezzi alla portata di tutti, sono prezzi che potrei permettermi io. Sono partita da me stessa nel creare questo luogo, con in mente quello che potevo permettermi io di comprare, il target sono quindi le persone come me che non possono spendere in una sartoria: quindi offro prodotti di qualità a prezzi calmierati, abiti e oggetti pensati ad hoc a prezzi accessibili.
Qual è il tuo punto di riferimento nella moda, a che periodo o a che grande stilista ti ispiri?
Coco Chanel senza ombra di dubbio. “La moda passa lo stile resta” e “ Per essere insostituibili bisogna essere diversi”, sono le massime che guidano il mio operato e muovono la mia creatività. La moda non ha più inventato niente da tempo, oggi è un continuo ripescare e adattare le mode passate dagli anni ’50 in poi: i pantaloni stretti che portano i giovani di oggi sono una rivisitazione dello stile degli anni ’80, per esempio. Le persone si vestono tutte uguali per una questione di sicurezza, si sentono sicure se si conformano. Io guardo molto anche alla moda degli anni ’60 e ’70 perché in quell’epoca c’è stata una vera rivoluzione, la donna si è emancipata, quegli anni sono un pozzo di idee e esperienze da cui attingere.
Quali sono le tue ambizioni future?
Mi piacerebbe creare una bottega o una linea per uomini. Sono molti i potenziali clienti che lamentano la mancanza in campo maschile di opzioni come quella che offro io alle signore. Ma il mio vero sogno è quello di fondare una catena e aprire boutique in tutta Italia, laboratori artigianali e botteghe magari in rete con altri creativi.
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