Mani: dolore e fratture: cosa fare?
Cosa fare quando fanno male le mani? Sono tante le patologie dalla rizoartrosi al dito a scatto alle fratture. Le cause e rimedi spiegati dalla dottoressa Simona Odella.
Una struttura interna complessa, costruita da uno scheletro di una trentina di ossa e articolazioni e da una rete di vasi sanguigni, nervi, tendini, legamenti e muscoli, ecco le nostre mani. Un meccanismo perfetto che però con il tempo, come gli altri organi del corpo, si usura, anche perché è tra le parti più esposte e vulnerabili. Secondo i dati della Società di chirurgia della mano ogni anno vengono segnalati più di un milione e 600 mila incidenti, di cui la maggior parte richiede un intervento chirurgico. In sala operatoria non vengono trattate solo fratture, ma anche patologie degenerative, come la sindrome del tunnel carpale. Per questo è importante intervenire in tempo, ai primi disturbi perché le terapie conservative possono essere sufficienti a tenere sotto controllo il dolore e ad evitare l’intervento. Quando però non si riescono a compiere determinati movimenti l’unica soluzione è l’intervento chirurgico. In Italia la chirurgia delle mani è una tra le branche più avanzate della medicina. Circa il 90% degli interventi si effettua in anestesia locale e in day hospital. Con la consulenza della dottoressa Simona Odella, dell’Unità operativa di chirurgia della mano dell’Istituto ortopedico Gaetano Pini, vediamo i disturbi più frequenti e cosa fare per la salute delle mani.
Mani: Fratture
E’ la causa più comune: la frattura può riguardare le falangi delle dita o i metacarpali, le ossa del palmo. In entrambi i casi si ricorre al bisturi solo quando la frattura è scomposta, ovvero quando le parti fratturate non mantengono la loro posizione anatomica ma subiscono uno spostamento. Le soluzioni chirurgiche possono essere diverse: l’applicazione dei fili metallici attraverso la pelle che bloccano i frammenti ossei nella giusta posizione e non richiedono la rimozione, oppure l’applicazione di viti o placche, in questo caso a distanza di un anno circa si torna in sala operatoria per rimuoverli. Se dopo l’intervento le dita hanno la tendenza ad irrigidirsi può essere necessario l’uso di un tutore per alcune settimane e alcune sedute di fisioterapia.
Sindrome del tunnel carpale
Il formicolio notturno, soprattutto alle prime tre dita, la sensazione di avere poca forza nelle mani, il dolore al polso che può irradiarsi fino all’avambraccio, sono i sintomi più tipici. Questo disturbo colpisce in prevalenza le donne e i lavoratori che utilizzano molto le mani, come i musicisti, gli artigiani, gli scrittori, gli informatici e chi svolge lavori pesanti come l’uso di una trivella. Si tratta di un’infiammazione causata da movimenti prolungati e ripetitivi di flessione del polso. Questi movimenti causano una compressione del nervo mediano che provoca dolore, soprattutto di notte. A volte, per risolvere il problema, può bastare l’uso di un tutore durante la notte, ma se i disturbi persistono occorre sottoporsi all’intervento. Si può intervenire anche per via endoscopia con una microincisione nel polso per accedere al canale del carpo e liberare il nervo schiacciato. Altrimenti si incide il palmo della mano e dopo due settimane si rimuovono i punti di sutura. Dopo l’intervento le mani possono muoversi quasi subito, il polso va fasciato per 20 giorni e tenuto a riposo.
Dito a scatto
Una delle dita della mano rimane bloccata in posizione piegata e poi si raddrizza improvvisamente come uno scatto. Questa patologia è causata da un’infiammazione dei tendini flessori delle dita che collegano il muscolo all’osso. Questi tendini sono circondati da una membrana che permette loro di scorrere quando però questa membrana si ispessisce per via di un’infiammazione oppure si formano dei noduli o cisti, lo spazio di scorrimento di restringe, impedendo il regolare movimento dei tendini. Per risolvere il problema bastano impacchi di ghiaccio, riposo, antinfiammatori per 3-4 giorni e infiltrazioni di cortisone. Se però nessuna di queste terapie funziona occorre intervenire chirurgicamente in anestesia locale, sezionando il ponte di fibre che sovrasta il tendine e gli impedisce di scorrere. Il dito operato può essere subito mosso.
Rizoartrosi
E’ la forma di artrosi che più di frequente colpisce le mani. Non si tratta di una vera e propria malattia, ma di una conseguenza fisiologica in seguito al deterioramento dei tessuti. La parte colpita è l’articolazione trapezio metacarpale che trova alla base del pollice perché è quella più sottoposta a sollecitazioni. Quando la cartilagine di questa articolazione si consuma, le ossa cominciano a sfregare tra loro provocando un dolore intenso, soprattutto nei movimento di presa e di pinza, come girare le chiavi o svitare i tappi dei barattoli. Come intervenire? Il primo passo sono infiltrazioni di acido ialuronico che rallentano il processo di invecchiamento e nutrono la cartilagine residua, svolgendo un’azione antidolorifica. Si consigliano almeno 3- 5 infiltrazioni, da eseguire una alla settimana. L’intervento chirurgico è l’ultima possibilità, anche se nel caso della rizoartrosi non esiste una soluzione chirurgia efficace sotto tutti i punti di vista. A seconda dello stato di salute, dell’età e dell’esigenze funzionali del paziente si può optare per mettere degli spaziatori di materiali molto simili alle ossa in modo da attutire l’attrito, oppure asportare l’osso trapezio ma comporta una perdita di forza delle dita. In altri casi si interviene con l’artrodesi che consiste nel bloccare le ossa compromesse attraverso placche e viti o fili di metallo, anche in questo caso però la conseguenza è una riduzione dell’ampiezza del movimento.
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