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Usa 2016, Bloomberg non si candida. Cosa succede ora

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Dopo il “Super Martedi” , il “Super sabato” arriva Bloomberg e rompe gli indugi con un no secco alla candidatura. Tutto quello che sta succedendo per le elezioni presidenziali in Usa.

Bloomberg
REUTERS/Stephane Mahe

Da mesi rumors hanno ipotizzato una sua possibile scesa in campo come indipendente per contrastare l’ascesa e sparigliare le carte in casa dei repubblicani ma lui, in un lungo editoriale scioglie ogni dubbio dichiarando di non correre come indipendente.

Parliamo di Michael Bloomberg, ex sindaco di New York, sulla cui possibile candidatura si sono mossi in molti. Lui si lancia anche in una valutazione della corsa per come si è svolta fino ad ora, definendola “un insulto agli elettori”. Per Bloomberg, non solo i candidati non stanno offrendo soluzioni alle crisi che l’America affronta ma “peggio, stanno cercando capri espiatori e promettono risultati che non possono raggiungere”. Durissimo l’attacco a Donald Trump e a Ted Cruz: vista quella che è la realtà politica statunitense “se corressi potrei favorire l’elezione di Trump o di Cruz. Non è un rischio che la mia coscienza mi permette di prendere”.

Intanto in America continuano le primarie.

Dopo il “Super Martedi” , il “Super sabato” delle primarie in America non altera in maniera significativa lo scenario. Se Ted Cruz emerge come l’avversario di Donald Trump fra i repubblicani, fra i democratici Bernie Sanders non molla ma comincia a perdere terreno.

Mentre i repubblicani hanno votato in quattro stati, Kansas, Maine, Kentucky e Lousiana, oltre alle Samoa americane, i democratici sono stati chiamati al voto in Kansas, e Nebraska e Louisiana. Nei primi due ha vinto in maniera piuttosto netta Cruz, mentre i secondi due sono andati a Trump, con margini minori. Rubio è andato male su tutti i fronti, al punto che alla fine della serata Donald lo ha apertamente sollecitato a ritirarsi. Sul fronte democratico, vittoria di Sanders nei in Kansas e Nebraska mentre la Clinton si prende la Louisiana, lo stato con piu’ delegati.

In casa del Grand Old Party, Cruz sembra essere l’unica alternativa a Donald Trump che non risparmia il pubblico americano con battute da bar sport e slogan da propanda. Un linguaggio iperbolico che fa leva sulla pancia dell’America, quella classe media, prevalentemente bianca, stanca dell’establishment e dei giochi di partito.

Cruz tuttavia, non meno reazionario dello stesso Trump., dopo aver vinto in Iowa, Texas, Oklahoma e Alaska, conferma il suo status di unica alternativa praticabile all’avanzata di Trump verso la nomination. Le speranze di Rubio invece vengono fortemente ridimensionate, aggrappandosi ormai all’unica possibilità di vincere nel suo stato della Florida il 15 marzo.

La sfida democratica tra Sanders e la Clinton, confermano le aspettative di sempre: lui fa presa su un elettorato giovane, bianco e liberal mentre lei su quello afro-americano e su una classe medio-alta e meno giovane.

Le speranze che Sanders possa sbaragliare la Clinton sembrano affievolirsi anche se Bernie resta in corsa.

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