Usa 2016 Clinton, “sono abituata a cadere, mi rialzerò”.
Usa cosa succede dopo le primarie del New Hampshire, una cosa è certa nulla è scontato e queste sono le elezioni più caotiche della storia americana, ma la Clinton non piace alle giovani donne..

“Abbiamo vinto per l’energia l’onestà e l’entusiasmo”. Cosí Bernie Sanders, l’ex senatore del Vermont, ringrazia e saluta i suoi elettori del New Hampshire che hanno sancito la sua vittoria. Andando oltre le ben più rosee previsioni, messe nero su bianco dai sondaggi qualche giorno prima, Bernie Sanders, il candidato che ama farsi chiamare “socialista”, stacca la Clinton di ben venti punti.
E lei, la donna che vuole apparire forte e aggressiva a tutti i costi, con fair play dichiara: “sono abituata a cadere, per questo capisco la sorte di tanti americani, come loro mi rialzerò”.
Le primarie del New Hampshire ci mostrano, ancora una volta, che tutto in America è possibile e imprevedibile e che queste presidenziali 2016 sono tra le più caotiche della storia.
Se Sanders promette che “è cominciata una rivoluzione politica”, chiamando al voto cittadini mai attivi primi, sul fronte dei repubblicani Donald Trump, il magnate che ci ricorda tanto un po’ Grillo, un po’ Berlusconi e se volete anche Salvini, batte il resto del GOP e si piazza primo.
Lo segue John Kasich, governatore dell’Ohio, che si piazza al secondo posto raccogliendo i voti di Marco Rubio, ultimamente non al massimo delle sue performance nei dibattiti televisivi.
Ma la vera questione è la battaglia di Hillary contro la rivoluzione di Sanders.
La prima, ammette, di avere grosse difficoltà a fare presa sui giovani. E come prima contromossa cambia parte del suo staff.
I giovani. Sono loro la grande sorpresa di queste avvincenti presidenziali. Fino a qualche mese fa la politica per loro stava chiusa nei faldoni degli uffici, nelle poltrone polverose e negli accordi segreti. Prima assopiti e annoiati, i giovani hanno scoperto con Sanders quell’ardore e quel fuoco quasi sessantottino che li ha riportati a scendere nelle tribune politiche a colpi di slogan che fanno rima con eguaglianza, uguali opportunita’ per tutti.
Si sono riappropriati del dibattito democratico stigmatizzando la candidatura della Clinton come quella dell’establishment, dei poteri forti. Una carta che Bernie, questo uomo un po’ zio d’America, un po’ professore, tira fuori ogni volta puntualmente come un asso nella manica.
I giovani si ritrovano in questo ondata di novita’ che Bernie sembra portare. In questi discorsi, dove al centro di tutto ci sono le persone, quelle comuni con la loro vita di ogni giorno, i diritti allo studio, alla sanita’, la garanzia e la promessa che quell’1 per cento non avra’ il potere assoluto come oggi. “We the people”, ripete Sanders come un mantra.
Hillary e’ parte di una dinastia, quella politica dei Clinton, che sta da troppo tempo nella scena politica americana.
Rappresenta il vecchio, la vecchia politica. Troppo superata per un giovane diciottenne che si affaccia al mondo politico per la prima volta.
Una settimana dura per Hillary Clinton, colpita dall’effetto boomerang della propaganda di due donne, simbolo del femminismo storico e battagliero. La prima e’ lex segretario di Stato Madeleine Albright, la prima donna in America a ricoprire quella carica. Vuole sostenere Hillary e decide di farlo giocandosi la carta del primo presidente donna americano. Se ne esce con una battuta che suona come una maledizione: le donne che non supportano le altre donne andranno all’infermo.
L’altra e’ Gloria Steinem, storica femminista che scende in campo per Hillary e prova a spiegare che le giovani donne seguono Sanders perchè lí gravitano i giovano ragazzi.
Una spiegazione semplicistica che trasforma il femminismo in una manuale da bar sport, ritorcendosi direttamente contro il mittente.
Ora e’la stessa Hillary, in queste elezioni polarizzate sul genere, a perdere anche quote significative dell’elettorato donna.
Ma il dado non è ancora tratto. Tutto è aperto.
Il prossimo appuntamento, il piu’ significativo numericamente parlando, e’ quello che vedra’ gli Stati del Nevada e South Carolina, impegnati nelle primarie.
Teoricamente, sarebbe un elettorato, ispanico e di colore, molto vicino a Hillary, ma in pratica, in questa America poco scontata, tutti e’ possibile.
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